VALESIO
Il metanodotto Interconnessione Tap
tra ricerca archeologica e tutela del paesaggio

A cura di: Carmela D'Auria, Patrizia D'Onghia
F.to: 21 × 30 cm.
imm. col.

Descrizione

Il volume prende in esame i risultati delle indagini archeologiche svolte in occasione dei lavori di realizzazione del tracciato di Interconnessione Tap, tra il 2019 e il 2021.

Il progetto, una delle opere strategiche più importanti degli ultimi trent’anni in Italia, ha interessato un’area lunga 50 km, a forte valenza turistica e paesaggistica, posta tra le province di Brindisi e Lecce.

Un’équipe composta da 11 archeologi, geologi del CNR, restauratori e operai specializzati, sotto la direzione scientifica della SABAP- Taranto, Brindisi e Lecce, ha lavorato ininterrottamente per oltre 2 anni in sinergia con la SNAM condividendo scelte, azioni e misure atte a tutelare e salvaguardare le emergenze archeologiche e il paesaggio.

Le indagini archeologiche della villa (pk 117-118) e della fattoria (pk 170), individuate tra Torchiarolo e San Pietro Vernotico (BR) e presentate in questo volume, permettono di aggiornare il quadro del popolamento antico del territorio di Valesio le cui dinamiche di sviluppo erano note da segnalazioni di rinvenimenti occasionali di tombe, iscrizioni, monete e da attività di survey svolte dall’Istituto di Archeologia della Libera Università di Amsterdam.

In linea generale i dati in nostro possesso confermano le ipotesi circa il popolamento delle campagne per i periodi cha vanno dalla seconda metà del II secolo a.C. fino a tutta l’età imperiale, fornendo nuovi spunti di riflessione soprattutto per l’età tardoantica e altomedievale.

Della fattoria repubblicana del pk 170 è stato individuato solo un grande ambiente rettangolare delimitato da muretti a secco e caratterizzato dal piano di calpestio con al centro una struttura circolare di m 3 di diametro probabilmente utilizzata come base di una mola.

La villa del pk 117-118 vive il suo periodo di massimo splendore durante l’età tardoantica e vede, nel corso dei secoli successivi, vari cambi di destinazione d’uso da residenziale ad artigianale e poi ancora a sepolcrale con la rioccupazione e l’adattamento di alcuni spazi esistenti e l’abbandono di altri.

L’ultima fase di frequentazione dell’area è collocabile nella prima metà del VII secolo d.C. quando, dopo un breve periodo di abbandono, il sito torna ad essere frequentato con la costruzione di strutture in legno e piccoli apprestamenti per la cottura del cibo realizzati su imponenti strati di pietre e materiali eterogenei provenienti dalle rovine della villa e appositamente compattati e livellati.