EPIGRAFIA DEI CRISTIANI IN OCCIDENTE
DAL III AL VII SECOLO
IDEOLOGIA E PRASSI
ISBN: 978-88-7228-532-9
Collana: ICI - SUBSIDIA - 6
Edizione: 2008
F.to: 17,00 × 24,00 cm.
Pagine: 374
Tomi: 1
Imm. B/N
Descrizione
L’epigrafia di committenza cristiana, si va ormai proponendo come uno degli esiti della complessiva produzione epigrafica della tarda antichità: con questa definizione l’autore introduce il lettore al volume attraverso una ‘premessa metodologica’ basata sulla considerazione dell’epigrafia come mezzo per la ricostruzione di una delle facce del dialogo nella società antica. L’ampia introduzione, infatti, è articolata in modo da focalizzare gli aspetti caratterizzanti di quella che è stata definita la ‘terza età dell’epigrafia’ dal punto di vista archeologico, storico, linguistico e paleografico.
Si parte dalla definizione dell’orizzonte tipologico del III secolo, quando sono evidenti i sintomi di rarefazione e si iniziano a registrare mutamenti formali e testuali rispetto alle forme dell’età precedente. Tali trasformazioni si innestano nei cambiamenti più generali del periodo tardoantico e per le epigrafi in particolare si osservano mutamenti e fenomeni di simbiosi riconducibili all’iterazione con uno ‘specifico cristiano’, dato dalla definizione di una identità di gruppo e dal consolidamento di tale pratica religiosa.
Analizzate le testimonianze del II sec. d.C., si passa al III secolo con gli episcopati romani di Vittore, Zefirino e Callisto caratterizzati dall’assetto di un “cristianesimo normativo”, dall’istituzione di sedi per le assemblee più stabili e da un formulario epigrafico che mostra un progressivo ampliamento tematico e lessicale, stabilizzandosi in moduli fissi. Il IV e V secolo definiscono fenomeni di conversione di massa, culto dei martiri (con papa Damaso) e organizzazione e gerarchizzazione della Chiesa istituzionale. L’epitaffio dei cristiani accresce la sua estensione testuale con i dati della vita, i ruoli svolti nella comunità civile ed ecclesiale, la menzione della data della morte/sepoltura che fissa ricorrenze anniversarie e i formulari che rimandano all’acquisto della sepoltura nei pressi del martire (sepoltura ad sanctos). Tra la fine del V e gli inizi del VI i flussi devozionali presso le tombe dei martiri sono traducibili in un insieme consistente di iscrizioni a sgraffio, con l’esplicita citazione del richiedente, del destinatario, dell’invocazione alla protezione e con temi che riguardano la vita quotidiana o la protezione per un buon esito di un viaggio per terra o per mare. La fine del VI e gli inizi del VII rappresentano l’ultima forchetta cronologica con il fenomeno dell’aumento dei visitatori presso le memorie sacre del suburbio romano, insieme a gruppi di convertiti che comprendevano popolazioni anglosassoni, franche e longobarde.
I contesti della città e del suburbio di Roma costituiscono un punto di riferimento per l’esame concreto di questa documentazione, che comunque troverà riscontro anche in Italia, Gallia e Africa.Gli edifici di culto diventano in questo periodo i nuovi simboli dell’evergetismo del principe e del vescovo: le iscrizioni e i luoghi che si scelgono per l’esposizione delle stesse contribuiscono a definire storicamente tali fenomeni.
Prima della silloge finale, che raccoglie duecentosette schede di epigrafi (strutturate con immagini, traduzioni, note e commenti), vengono dedicati approfondimenti alle tecniche (l’utilizzo di materiale lapideo, dipintura su supporti fittili, marmorei e su intonaco, composizioni musive e in opus sectile, iscrizioni ‘a nastro’), agli apparati figurativi, alle strutture e alle formule, sottolineando gli aspetti di omologazione o di particolarismo locale.
Introduzione
1. ‘Epigrafia dei cristiani’: un problema tardo antico
1.1. Una premessa metodologica
1.2. Cristianizzazione dell’epigrafia?
1.3. L’orizzonte epigrafico del III secolo
1.4. La tradizione di G. B. de Rossi
2. Preistoria di una prassi epigrafica
2.1. L’avvio di una revisione critica
2.2. Tra storia ed epigrafia: le iscrizioni delle minoranze
3. Le origini e i primi sviluppi
3.1. Roma: bacino di formazione
3.2. Una prassi epigrafica ‘antisistema’
3.3. I primi nuclei cimiteriali e la contestuale produzione epigrafica
3.4. Le iscrizioni delle vie Appia, Ardeatina, Tiburtina, Nomentana
3.5. Dalla seconda metà del III secolo agli albori dell’era costantiniana
3.6. La prassi epigrafica fuori di Roma: Italia, Gallia, Africa
3.7. La data della morte/sepoltura
4. Dall’età costantiniana all’età teodosiana
4.1. “Un mondo nuovo”
4.2. Chiesa e scrittura
4.3. Il ‘rientro’ dei dati retrospettivi e lo sviluppo dello specifico cristiano
4.4. I meriti e l’elogio dei defunti
4.5. I ‘curricula vitae’
4.6. La memoria funeraria del vescovo
4.7. I “segni” dell’appartenenza
4.8. Il retaggio della tradizione
5. Il culto dei martiri
5.1. L’avvio di una pratica invasiva
5.2. Gli epigrammata di Damaso: ‘esplode’ il culto dei martiri
5.3. Un nuovo formulario epigrafico: le invocazioni ai martiri
5.4. Quod multi cupiunt et rari accipiunt: le sepolture ‘vicino ai martiri’
5.5. Viatores ad martyres: la tarda antichità
5.6. Viatores ad martyres: l’altomedioevo
6. Il possesso della sepoltura
6.1. La sepoltura si acquista
6.2. La sepoltura si protegge
7. Gli edifici di culto: dall’evergetismo del principe all’evergetismo del vescovo
7.1. La dote del principe
7.2. La committenza episcopale
7.3. Gli ecclesiastici imprenditori
8. Tecniche e apparati figurativi
8.1. Proliferazione delle tecniche
8.2. Testo e immagine
9. Strutture e formule: omologazione e particolarismo locale
9.1. Dalla struttura dedicatoria alla struttura segnaletico-locativa
9.2. Particolarismi locali
10. Epilogo
Silloge
1. Preistoria di una prassi epigrafica (1-18)
2. Dalle origini all’età protocostantiniana (19-48)
3. Dall’età costantiniana all’età teodosiana (49-94)
4. Dall’età teodosiana all’età gregoriana (95-151)
5. Iscrizioni dedicatorie e votive (152-166)
6. Iscrizioni martiriali (167-207)
Bibliografia
Indici
Indice delle cose notevoli
Indice epigrafico
Indice delle provenienze
Tavole di conguaglio