IL DEPOSITO VOTIVO DEL SANTUARIO SETTENTRIONALE
ISBN: 978-88-7228-511-4
Collana: GRAVISCA - 1.2
Edizione: 2007
F.to: 21,00 × 30,00 cm.
Pagine: 368
Tomi: 1
Imm. B/N.
Descrizione
Nell’area del santuario emporico di Gravisca, porto di Tarquinia e colonia romana fondata nel 181 a.C., la ripresa delle esplorazioni archeologiche nel 1994, a quattordici anni di distanza dall’ultima campagna di scavo condotta nel 1979, nasce da un progetto comune della Sezione di Studi Comparati sulle Società Antiche del Dipartimento Uomo e Territorio dell’Università degli Studi di Perugia e della Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale che, concentratosi principalmente nel settore nord-occidentale rispetto alla zona del santuario emporico precedentemente messa in luce, ha fino ad oggi comportato tredici indagini annuali della durata di un mese.
I nuovi scavi si sono concentrati in prossimità di una zona già saggiata nel 1972 dove era stata rinvenuta un’ampia area lastricata con ciottoli fluviali di cui si era potuto supporre il carattere sacrale per il ritrovamento di una mano in avorio pertinente probabilmente ad una statua di culto: le prime due campagne condotte nel 1994 e nel 1995 hanno subito confermato l’ipotesi iniziale portando alla luce, proprio in relazione al cortile già individuato, lo scarico di materiale votivo che è l’oggetto precipuo di questo lavoro.
Lo studio sistematico dei manufatti mobili del deposito consta essenzialmente di due fasi distinte che prevedono in prima istanza l’analisi tipo-cronologica delle diverse classi materiale divisa per sezioni 4, finalizzata alla ricostruzione, quanto più possibile esaustiva, della sequenza diacronica e dell’ambito cultuale di riferimento, sulla base della lettura unitaria delle informazioni raccolte.
Nel prendere in esame però i dati relativi ad un problema specifico, quello appunto della natura e del processo di seppellimento del materiale votivo, non si può prescindere da una visione del complesso architettonico di insieme a cui il deposito fa riferimento e ho dunque ritenuto opportuno dedicare alcune pagine introduttive alla descrizione della situazione topografica dell’area quale emerge dalle indagini fino ad oggi condotte.
La quantità del materiale pertinente al deposito votivo, attualmente custodito nel Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia (magazzino di Gravisca), ammonta a 2383 pezzi ceramici, tra forme intere, orli, fondi e pareti con decorazione figurata o comunque contrassegnate da elementi distintivi, a cui si devono aggiungere 82 terrecotte, 141 reperti metallici e 7 esemplari in pasta vitrea e faïence: tutti i rinvenimenti sono stati presi in esame e catalogati, ad eccezione di 3573 frammenti di parete dei vasi non decorati, o comunque privi di particolarità specifiche, e delle anse di molte delle classi analizzate che sono stati solo contati a fini statistici. Nello studio dei manufatti si è proceduto innanzitutto ad una distinzione in classi, distinguendo le ceramiche di importazione in base ai centri di produzione e il restante materiale per classi tipologiche o a seconda della materia prima utilizzata: la ripartizione e la denominazione segue i criteri invalsi nell’attuale letteratura scientifica ed utilizza come indicazione una lettera maiuscola (A – ceramica corinzia; B ceramica ionica; C – ceramica attica 7; D – bucchero; E – ceramica depurata 8; F – ceramica a vernice nera; G – anfore da trasporto; H – terrecotte 9; I – metalli 10; L – vetro; M – faïence).
Ogni sezione è introdotta da una breve discussione sulle problematiche generali della classe in esame, cui fanno seguito l’analisi tipologica e il catalogo, con le schede e le tabelle quantitative dei reperti. La classificazione dei materiali ceramici qui proposta, di carattere essenzialmente morfologico, è basata su una primaria suddivisione dei reperti in forme, con la determinazione di categorie che implicano solo una generica destinazione funzionale. La successione delle forme prevede dapprima l’analisi dei vasi aperti, che costituiscono la parte più consistente del repertorio ceramico analizzato, e poi la trattazione delle forme chiuse.
INDICE
Pianta del santuario settentrionale
Abbreviazioni bibliografiche
Premessa
PARTE I. Gravisca: il santuario settentrionale (Campagne di scavo 1994-2007)
PARTE II. I materiali
A. Ceramica corinzia (nrr. A1-A7)
B. Ceramica ionica (nrr. B1-B8)
C. Ceramica attica
C1. Ceramica attica a figure nere e a fondo bianco
Forme aperte (nrr. C1-C76), Forme chiuse (nrr. C77-C135)
C2. Ceramica attica a figure rosse (nrr. C136-C174)
C3. Ceramica attica a vernice nera e ceramica “attica verniciata”
Coppe e kylikes (nrr. C175-C208), Skyphoi (nrr. C209-C212) Phialai (nrr. C213-C215), Lekanai (nrr. C216-C219), Oinochoai tipo 8 (“Mugs”) (nrr. C220-C222), Askoi (nr. C223)
C4. Vasi plastici (nrr. C224-C236)
D. Bucchero
Forme aperte (nrr. D1-D29), Forme chiuse (nrr. D30-D41)
E. Ceramica depurata
Forme aperte (nrr. E1-E51), Forme chiuse (nrr. E52-E66)
E1. Skyphoi del Gruppo Vaticano (nrr. E67-E119)
E2. Olpai parzialmente verniciate (nrr. E120-E158)
E3. Olpai con decorazione a fasce (nrr. E159-E163)
F. Ceramica a vernice nera (nrr. F1-F24)
G. Anfore da trasporto (nrr. G1-G7)
H1. Terrecotte votive (nrr. H1-H30)
H2. Terrecotte architettoniche (nr. H31)
I. Metalli
Bronzo
Statuette (nrr. I1-I2), Armi (nrr. I3-I14), Oggetti di ornamento personale (nrr. I15-I16), Anse e ganci (nrr. I17-I18), Ami (nr. I19), Chiodi (nrr. I20-I22), Aes rude e scorie di fusione
Ferro
Armi (nrr. I23-I34),96
L. Vetro (nrr. L1-L6)
M. Faïence (nr. M1)
PARTE III. Conclusioni
Tavole