I MARGINALI NELL’OCCIDENTE TARDOANTICO
Poveri, ‘infantes’ e criminali nella nascente società cristiana
Esaurito
ISBN: 978-88-7228-208-3
Collana: MUNERA - 12
Autori: Valerio Neri
Edizione: 1998
F.to: 17,00 × 24,00 cm.
Pagine: 566
Rilegato
Descrizione
Il concetto di marginalità non ha cittadinanza fra le categorie sociali del pensiero antico, anche se si può applicare ad un complesso di fenomeni e di figure sociali di cui gli antichi percepivano in qualche misura l’anomalia, riconoscendola e reagendovi in forme diverse, dal semplice disagio e dalla semplice diffidenza sul piano psicologico e mentale, alla ripulsa morale, alla limitazione dei loro diritti civici, alla sanzione penale ed infine alla repressione poliziesca. Se un legame fra questi fenomeni e queste figure eterogenee può essere ritrovato, nella consapevolezza degli antichi, esso può essere individuato nella povertà, nel senso che molti di essi erano visti come prodotto aberrante di una penosa mancanza di risorse economiche: quelli che noi definiremmo marginali erano spesso per gli antichi dei cattivi poveri, senza però che quest’area della cattiva povertà venisse formalizzata in concetto. Bisogna mutuare dunque questo strumento di analisi e di categorizzazione della società antica dalla sociologia contemporanea, come ormai sempre più frequentemente, e con risultati spesso positivi, avviene per la storia sociale del mondo antico, verificandone naturalmente l’operatività nei sistemi sociali, quelli della tarda antichità in Occidente, dei quali si occupa questa ricerca, e nelle fonti che ce ne danno notizia.
D’altra parte la sociologia, oltre alla sua specifica vocazione a comporre in modelli l’osservazione della società, ha, nei confronti della storia, l’indubbio vantaggio di verificare il modello nella concretezza dei rapporti sociali con un’ampiezza ed un’immediatezza che la storia non può permettersi. Emerge dunque un reticolo di nessi che lo storico può non leggere facilmente nel materiale di cui dispone, la cui funzione euristica costituisce uno stimolo al quale è opportuno non rinunciare, anche se produce il disagio di muoversi su un terreno non famigliare, scoprendo che, come in ogni campo epistemologico d’altronde, anche le categorizzazioni sociologiche sono tutt’altro che univoche e stabili.
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